In Toscana due Cpr, la mossa del Governo: “Andremo avanti anche senza l’ok della Regione”

Firenze, 23 settembre 2025 – Non uno, bensì due centri di permanenza per il rimpatrio in Toscana. Perché per Fratelli d’Italia “è giusto un cambio di passo da tanti punti di vista”. La discontinuità dai 5 anni di Eugenio Giani al timone della Regione passa dalla sicurezza. E lungo l’asse tra il partito di Giorgia Meloni e il Viminale del ministro Piantedosi. “Siamo colpiti che la Toscana sia una delle pochissime regioni che continua a fare ostruzionismo senza senso al Cpr”, tuona il fedelissimo della premier, Giovanni Donzelli.
Di buon mattino, il responsabile dell’organizzazione nazionale del partito ha preso parte ad un’iniziativa elettorale a Firenze, per tirare la volata ai candidati meloniani nel collegio cittadino in vista delle regionali del 12 e 13 ottobre. “Ho chiesto personalmente al ministro degli Interni di proseguire come avevamo promesso - annuncia Donzelli -. Il Cpr si fa anche senza l’ok della Regione e così andrà”.
Il dibattito sul tema delle strutture di detenzione amministrativa dove cittadini stranieri irregolari vengono trattenuti in attesa dell’esecuzione di un provvedimento di espulsione è da tempo polarizzato: sinistra contro, destra a favore. “In queste ultime giornate - prosegue Donzelli - è emersa anche una proposta importante del governo sui Cpr per gli spacciatori, perché c’è il tema di allontanare lo spaccio dalle strade. Quando un carabiniere, un poliziotto arresta uno spacciatore, dopo poche ore lo ritrova per strada. Se poi il poliziotto ha detto una parola sbagliata, rischia 10 anni di processo”.
Per questo, sostiene l’esponente della maggioranza di governo, “in Toscana servono due Cpr. La sinistra dice nessun Cpr, noi diciamo almeno due centri per i rimpatri: uno per i clandestini coinvolti in altre vicende e uno apposta per chi spaccia, perché anche in Toscana c’è un’emergenza droga, con la sinistra che si volta dall’altra parte”.
“Sappiamo che la Toscana è una terra difficile per il centrodestra – ammette il parlamentare toscano –, ma se Fdi si fosse dovuta arrendere ai pronostici e non fare mai le battaglie difficili non sarebbe mai diventato il primo partito in Italia. Tomasi ha dimostrato di saper governare, di essere un uomo di sintesi, capace di tenere uniti i territori. Soprattutto è un uomo figlio di questo tempo: la Toscana oggi nell’epoca dell’intelligenza artificiale, delle nuove tecnologie, ha bisogno di uno sprint di modernità, di non restare ancorato al Novecento. Giani è una bravissima persona, ma è figlio di altri tempi. La Toscana oggi deve guardare al futuro, le aziende devono potersi rinnovare, stare nella post-new economy e non possiamo avere un’ottica novecentesca in cui c’è ancora la sfida fra il padrone e l’operaio”.
Postilla al veleno rivolta al campo largo, tipica della campagna elettorale che si fa battente: “Pd e 5Stelle già separati in casa, il campo largo è un’alleanza innaturale”, l’ultima stoccata di Donzelli prima di perdersi nella macchia di Piazza Dalmazia. Ad attenderlo, il sopralluogo in centro storico alla ricerca della piazza giusta per la salita a Firenze di Giorgia Meloni per il comizio di chiusura della campagna di Tomasi. Data pressoché certa: 10 ottobre.
La Nazione